2015
Il capo dei servizi di sicurezza del monumento simbolo di Torino, evacuato per un falso allarme bomba: “C’è anche un piano per l’irruzione rapida in caso di presa di ostaggi”
L’ALLARME è scattato poco dopo le 11. In 12 minuti le oltre trecento persone presenti nella Mole Antonelliana sono uscite. Una procedura collaudata: “Abbiamo fatto un’esercitazione generale proprio la scorsa settimana” spiega Giuseppe Gaspare Amaro, il responsabile dei servizi di sicurezza del Museo del Cinema. L’ingegnere è un ex vigile del fuoco ed è il responsabile anche di altri importanti edifici a Torino e Milano. Ieri è arrivato a operazioni in corso: a coordinarle un giovane dipendente della Rear, Diduangphet Phetthanousone, meglio conosciuto come Ole: “Era lui il responsabile sul posto. Io sono accorso poco dopo. In quel momento c’erano 257 persone con un biglietto, più una cinquantina tra dipendenti e visitatori del bar interno, ma la procedura non è uguale ovunque”.
Come funziona il piano di fuga?
“Questo è un edificio particolare con piani diversi e problemi molto differenti a seconda della zona e dei motivi dell’allarme. Il museo si evacua in tre minuti esatti qualsiasi sia il problema: anche con 900 persone, che è la capienza complessiva, riusciamo a stare sotto i cinque minuti. Anche ieri, attraverso le scale e le porte anti-incendio, abbiamo fatto uscire più di duecento persone con quei tempi. Discorso diverso per l’ascensore e il “tempietto”, l’area panoramica a 85 metri di altezza”.
Quanto ci vuole a scappare da lì?
“Con il massimo dei visitatori consentiti, cioè 40, in dieci minuti possiamo far scendere tutti se il problema non riguarda l’ascensore. Ogni discesa dura 57 secondi e possiamo trasportare una decina di persone. In caso di malfunzionamento abbiamo invece una cabina di emergenza, che ha però capienza limitata e velocità più bassa. Se anche questa è inservibile abbiamo poi studiato un piano con il Saf, il nucleo speleo-alpino-fluviale dei vigili del fuoco, che attraverso funi a 75 metri di altezza può calare le persone intrappolate “.
Ci sono particolari accorgimenti per proteggere il museo dagli attentati?
“Abbiamo scelto di non installare metal detector e simili perché questo luogo deve essere aperto alle persone e non allontanarle. Il personale è formato per controllare chi entra, segnalare anomalie e intervenire. Per gli allarmi bomba la procedura è la stessa che per le altre emergenze, ma abbiamo anche un piano riservato, studiato da diversi anni, per consentire l’accesso alle forze dell’ordine nel caso ci siano persone all’interno impossibilitate a uscire, anche per liberare ostaggi”.
Quanti conoscono il piano?
“Solo io. Sono reperibile 24 ore su 24. Mentre per quanto riguarda le procedure standard sono impegnati sempre 19 addetti: 17 dipendenti Rear più i due della Gtt che si occupano dell’ascensore. Tutto il personale riceve una formazione costante su come gestire queste situazioni”.
di Jacopo Ricca su www.torino.repubblica.it