Giugno 27 2018 0Comment

Tall Buildings 2018: identità e sostenibilità, le sfide dei grattacieli del domani

26/06/2018

L’edificio alto come catalizzatore e aggregatore sociale, in grado di creare una trama urbana, dialogare con paesaggi lontani, garantire benessere e sicurezza, senza perdere di vista l’identità storica della città che sovrasta.

È la visione del grattacielo tratteggiata dai relatori che hanno contribuito all’ottava edizione di Tall Buildings, il convegno internazionale dedicato alle costruzioni verticali promosso dal Council on Tall Building and Urban Habitat (CTBUH), dal Politecnico di Milano e dall’Università Iuav di Venezia.

 

«Tall Buildings è diventato un appuntamento annuale – ha commentato il professore Aldo Norsa, coordinatore del convegno – per ogni edizione scegliamo un edificio iconico della città, dopo CityLife e la Fondazione Feltrinelli, oggi siamo in torre Unicredit e quello che più conforta è vedere come vengono vissuti questi spazi esempio di rigenerazione urbana. Dopo 50 anni di attesa, Milano si dimostra vivace nell’accettare nuove proposte architettoniche e urbanistiche che portano cultura tecnica, progettuale e qualità del dettaglio».

La sfida per una città più sostenibile, sia per l’uomo che per l’ambiente, si vince anche con la costruzione di edifici alti. Per l’architetto Stefano Boeri, rappresentano «una delle grandi opportunità per le città del futuro» ma è necessario «che si alzino mantenendo l’equilibrio tra terra e cielo e conservando il rapporto con l’isolato urbano».

Secondo Paola Viganò, professore all’École polytechnique fédérale de Lausanne (Epfl) e ordinario di Urbanistica all’Università Iuav di Venezia, quando si progettano edifici alti bisogna «ragionare sul “palinsesto urbano”, sulla stratificazione della città e considerarli come elementi che non siano in opposizione ma contribuiscano alla varietà tipologica esistente». Per Viganò, Hong Kong è un esempio di città “palinsesto” e di stratificazione riuscita «gli edifici alti hanno creato nuovi spazi urbani, non disconnessi dal resto e non giustapposti».

Se il dialogo con la città è fondamentale, altrettanto importante è progettare grattacieli che favoriscano il benessere e la felicità di chi li vive. «Al centro c’è sempre la vita delle persone – ha commentato Aldo Cibic, designer e fondatore di Cibic Workshop/Lombardini 22 – la sfida non è solo sulla scelta del tipo di parete specchiante o meno, ma è far sì che all’interno di un grattacielo ci sia vita e benessere. L’edificio alto intimorisce ancora tanta gente per il senso di straniamento che genera l’altezza, per cui dare l’impressione di vivere in un sistema che ha delle dinamiche sociali interessanti e che ripropone la vita di una città, credo che sia un plus».

In tutto questo la parola d’ordine è: identità. «I grattacieli devono integrarsi con il contesto e nel crescere bisogna evitare il rischio di vedere un edificio uguale all’altro» ha detto Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica del Comune di Milano che, facendo riferimento al capoluogo lombardo, ha auspicato che si ritrovi «un po’ più di genio e architettura italiana».

La sfida del tempo per i tall buildings

«Anche gli edifici alti sono soggetti a due tipi di sfide – ha spiegato Dario Trabucco, research manager di Ctbuh e ricercatore dell’Università Iuav – un’obsolescenza di tipo materica, dovuta all’invecchiamento dei materiali e al cambiamento delle normative e una di tipo funzionale ovvero la difficoltà di un edificio, in particolare alto, che nasce a scopo speculativo e che spesso deve essere aggiornato per mantenere il proprio valore sul mercato». Per questo è importante una pianificazione costruttiva e progettuale. «Bisogna tenere conto della flessibilità di una torre – ha continuato Trabucco – pensarla in modo che si possa adattare per quanto più tempo possibile a quelle che saranno le esigenze future, senza dimenticare una sua eventuale fine: una profonda trasformazione o la demolizione». Anche per questo la scelta dei materiali incide.

«Abbiamo preferito il calcestruzzo che costa tre volte meno dell’acciaio» ha detto Tarek Hassan, senior Associate e head of design Unit, Dar Al-Handasah, parlando della costruzione della Kingdom Tower, il grattacielo di mille metri che sorgerà sulle rive del Mar Rosso a Gedda e la cui inaugurazione è prevista per il 2021. «Inoltre bisogna considerare che sappiamo come costruire “super Tall Buildings” in acciaio – ha aggiunto – ma ancora non sappiamo come demolirli nel caso fosse necessario».

La finanza investirà negli edifici alti?

«Il settore immobiliare è importante, genera investimenti per volumi rilevanti ed è un’occasione per finanziamenti a medio e lungo termine per importi consistenti su progetti che possono essere ben governati dalle banche dal punto di vista del rischio» ha detto Marco Recalcati, head of Real Estate Sales di Unicredit. «Tutta la filiera del real estate in Italia è interessante – ha proseguito – il residenziale, che ha ripreso dopo il periodo di crisi, l’alberghiero, il direzionale e il logistico. Rispetto al passato, in cui venivano promossi progetti in maniera massiva, oggi è fondamentale l’esattezza della strategia. La qualità dell’asset e la location sono importanti per definire un progetto di successo e per consentire ai finanziatori la bancabilità e la sostenibilità del debito nel lungo periodo».  

Sicurezza, facciate e azione del vento: le soluzioni dell’ingegneria

Durante il convegno sono state approfondite anche tematiche inerenti la sicurezza, la realizzazione delle facciate e l’azione del vento sui grattacieli.
«In Italia siamo abituati ad avere edifici a ventilazione naturale – ha detto Giuseppe Amaro, fondatore di Gae Engineering – nei Paesi aglossassoni invece i sistemi sono pressurizzati, questo è il motivo per cui, per la prima volta, in due edifici italiani, Unipol Sai e Gioia 22, il sistema di gestione delle scale e dei filtri di separazione prevede la pressurizzazione. Così come Unipol sarà il primo edificio in Italia con impianto di spegnimento ad acqua nebulizzata e dotato di un sistema che, se necessario, consentirà al soccorritore di poter arrivare davanti all’edificio e attraverso un QR Code avere le informazioni necessarie per intervenire».
Ma la sicurezza e il comfort passano anche attraverso gli studi degli effetti dinamici del vento sui grattacieli e la realizzazione delle facciate. «Il modello strutturale e numerico dell’edificio viene nutrito con i dati sperimentali che sono misurati in Galleria del vento – ha spiegato il professore Alberto Zasso, direttore della Galleria del Vento del Politecnico di Milano – c’è una storia di prove che garantisce affidabilità nei metodi e l’innovazione consiste nel portare avanti sia il lavoro sperimentale sia quello numerico». Per Alberto Ferrari, fondatore di Faces Engineering «realizzare una facciata significa tenere conto non solo del disegno, ma di come si dovrà pulire, della manutenzione e di tanti altri aspetti e in questo la tecnologia aiuta per arrivare ad avere un elemento architettonico usufruibile».

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Chiara Samorì – Redazione INGENIO